18 Luglio 2019

L’arte in cucina: quando gli artisti incontrano gli chef

In questi anni trascorsi dietro alle quinte del blog mi sono resa conto che gli amanti del buon cibo sono spesso anche appassionati d’arte. Non è un’associazione scontata, ma tuttavia piuttosto frequente, tanto da farmi pensare che tra questi due mondi ci debbano essere molti più tratti in comune di quanti si possano immaginare.

E qualcuno deve averci pensato ben prima di me, se siamo già al terzo volume della collana dal titolo L’arte in cucina: gli artisti incontrano gli chef, Editoriale Giorgio Mondadori, in cui queste due forme di espressione si incontrano e dialogano amabilmente.

Per puro caso, ho avuto il piacere di essere invitata alla presentazione di questo libro, tenutasi in un pomeriggio di inizio estate nell’incantevole cornice dell’azienda vitivinicola Colle Santa Mustiola di Chiusi (SI), della quale avevo già raccontato qualcosa in questo post.

Il concept del volume consiste nell’approcciarsi alla conoscenza di ogni artista da un punto di vista originale e non accademico: quello della cucina. Ciascuno di loro si presenta attraverso una ricetta, scelta personalmente e realizzata in collaborazione con un ristorante del proprio territorio: un piatto che possa in qualche modo rappresentarli, quasi al pari delle loro opere.

Si sviluppa così un gustoso viaggio attraverso l’Italia, composto da oltre 50 artisti e altrettante ricette, alla scoperta di prodotti tipici, ristorazione di qualità e – ovviamente – il mondo dell’arte contemporanea.

Protagonista della presentazione di Chiusi è stato Gianfranco Gobbini, artista astratto che dipinge tele dai colori potenti e intensi, quasi delle architetture realizzate per mezzo di complesse stratificazioni cromatiche.
Partito dai soggetti paesaggistici, li ha progressivamente abbandonati per dedicarsi al colore puro, inteso come rappresentazione della natura. Eppure i suoi colori non sono mai disturbanti, prepotenti, ma sempre perfettamente controllati, incanalati in una tensione creativa che dà loro senso e sostanza.

E tra i colori prediletti di Gobbini c’è senz’altro il giallo, che ottiene spesso tramite l’impiego di zafferano puro, un prodotto tipico del suo borgo natìo, Città della Pieve (PG), che da Chiusi dista solo un battito d’ali.
Ancora un legame – stavolta di natura materica – tra cucina e pittura.

In occasione della presentazione del libro, le opere di Gobbini dialogavano con il pubblico, posizionate in punti strategici del parco rigoglioso di Colle Santa Mustiola e delle antiche cantine ricavate da tombe di epoca etrusca, come in un ambiente in cui potessero esprimersi al meglio.


E poiché non di sola arte vive l’uomo, c’è stato spazio anche per il secondo protagonista del volume: il buon cibo. Un delizioso buffet, offerto dal ristorante Il Punto di Chiusi, è stato accompagnato da uno dei prodotti di punta dell’azienda Colle Santa Mustiola: il vino rosato Kernos, che con il suo colore infuocato sembrava volersi intonare alle tele di Gobbini.

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vino rosato kernos

Si è chiuso così un pomeriggio che mi ha dato modo di lanciare uno sguardo trasversale sulla cucina, in una commistione con un mondo che le è particolarmente affine: quello dell’arte, in ogni sua forma e manifestazione.

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