Più gente conosco e più mi meraviglio di quanto le persone possano essere diverse.
Soprattutto, mi confronto e vedo con più chiarezza i miei punti di forza e le mie debolezze. Come tutti, credo, sono più brava ad accorgermi delle lacune (ma non a porvi rimedio), mentre ringrazio di cuore gli amici che ogni tanto mi fanno notare i lati positivi del mio carattere, aiutando così la mia autostima e la mia consapevolezza.
Nello specifico, questa riflessione è stata suscitata dalla mia fortissima tendenza all’immobilismo. Sono una quercia, praticamente. Fosse per me, tutto resterebbe sempre com’è.
Ovvio che questo non è possibile, ma allora che il cambiamento sia il più impercettibile possibile, per favore.
Al tempo stesso, ho anche un certo desiderio latente di fare cose nuove, sempre in duello con la paura di mettersi alla prova. Così, ogni tanto anche io oso. Piano piano, mi affaccio, provo, cerco sostegno, e poi vado, facendo l’indifferente.
Alla fine di ogni esperienza torno arricchita e contenta di averla fatta, ma quasi spossata dall’immane sforzo fisico e mentale che è lo spostarmi anche solo di un millimetro dal mio posticino. Sono lì, faccio cose che mi piacciono e mi accrescono e al tempo stesso non vedo l’ora di tornare nel mio bozzolo sicuro e accogliente, alla pacifica solitudine delle mie quattro mura.
Al tempo stesso, vedo altre persone che sembrano caricate a molla, per le quali lo stato di quiete non è che il tempo infinitesimale necessario a rimbalzare e ripartire con slancio, in un continuum di salti ed esperienze che sembrano dare loro sempre nuova energia.
Non nascondo che ne sono affascinata, incuriosita come un aborigeno di fronte allo specchietto dei conquistadores, incapace di capire come funzioni questo strano meccanismo. Li osservo a bocca aperta, stupita di tanta energia, ammirata davanti agli slanci, alle certezze, all’assenza di paure (o alla capacità di vincerle).
Poi torno nel mio angolino, già stremata al pensiero di tanto movimento. Eppure tutto il daffare degli altri mi serve da stimolo a provare una cosa in più, ad affacciarmi anche io alla soglia per vedere la corsa che passa e, ogni tanto, fare un tratto insieme a loro.
Stavolta il mio affaccio sul mondo è stata la partecipazione alla semifinale del contest “Risate e risotti”, che si è tenuta a Terni un paio di settimane fa. Perché un conto è cucinare a casa, con calma e tranquillità, avendo pensato le ricetta in ogni dettaglio per giorni, un conto è trovarsi a farlo in una cucina professionale, con altri 11 concorrenti, con ingredienti a sorpresa e poco tempo a disposizione.
Non nascondo che mentre andavo a Terni maledicevo me stessa per aver partecipato al contest con questa ricetta, che mi ha fatto ottenere l’ammissione in semifinale. Mi sentivo un’usurpatrice, perché so bene di non essere una cuoca e sapevo che ci sarebbero state persone ben più ferrate di me. Ma alla fine, come spesso mi accade, sono stata molto contenta di aver fatto questa esperienza che mi ha costretto ad uscire dalla mia comfort zone e mi ha chiarito quanto ancora io debba lavorare su me stessa. In cucina e fuori.
Quello che mi è piaciuto di più è stata l’atmosfera rilassata e festosa, per la quale ringrazio Luca Puzzuoli e la dolcissima Cristiana Curri che sono riusciti a sdrammatizzare la tensione che alcuni di noi palesavano. E grazie anche allo staff della Chef Academy di Terni, che ci ha ospitati per la gara e il cui personale è stato disponibile e cortese oltre ogni limite. Forse avranno capito che eravamo sotto tensione e era meglio non contraddirci?
E mi piacerebbe ringraziare anche gli sponsor, che ci hanno premiato tutti, anche quelli che – come me – non sono andati in finale. L’unico modo per farlo è cercare di impiegare al meglio i fantastici prodotti che ci hanno dato. Oggi mi dedico alla pasta Verrigni, prodotta da oltre 120 anni nel pastificio artigianale di Roseto degli Abruzzi e che mi ha conquistata, oltre che con la sua ottima qualità, con i formati originalissimi che propone. Quella di oggi è una sorta di mezza manica quadrata che non può non colpire, anche per il nome…soqquadro mi sembra perfetto!
L’ho provata in una ricetta molto semplice, che potesse esaltarla al meglio: erbe aromatiche, gamberi e quell’olio Infinito che ho conosciuto al frantoio di Amelia che ci ha ospitato per il pranzo alla fine del contest. Un olio prodotto (tra le altre) con la cultivar autoctona Raio, rappresentata da ulivi secolari presenti in quantità limitata nel territorio amerino.
Oggi ho parlato anche troppo, ma la pasta, in compenso, si prepara in un attimo. Pronti?
Porzioni: 2 Tempo di preparazione: 20′ Tempo di cottura: 10′ + 7′
Ingredienti
160 g di pasta soqquadro Verrigni
200 g di gamberi (per me surgelati, ovvio che sarebbe meglio freschi)
80 g di polpa di zucchina (avanzata da qui)
10 foglie di menta
10 rametti di timo
un ciuffo di erba cipollina
1/2 cucchiaino di sale grosso
olio extravergine di oliva Infinito
1 spicchio d’aglio
In una padella antiaderente, fate scaldare 2 cucchiaio di olio con lo spicchio d’aglio sbucciato e diviso a metà. Dopo 3-4′ unite i gamberoni, fate rosolare 1′ da entrambi i lati, poi coprite e continuate la cottura a fuoco medio per 7-8′. Spegnete e tenete coperti.
Lavate le erbe aromatiche, asciugatele e pestatele nel mortaio con il sale grosso e la polpa di zucchina fino ad ottenere un pesto abbastanza omogeneo. Unite a filo un paio di cucchiai di extravergine tenete al fresco.
Sgusciate i gamberoni e tagliateli a pezzetti, tranne 4 che userete per guarnire i piatti.
Cuocete la pasta in abbondante acqua salata, scolatela al dente e condite con il pesto e i gamberetti e il loro olio, unendo un poco di acqua di cottura se necessario.
Servite disponendo in ogni piatto due gamberoni interi e un rametto di timo.
Fare nuove esperienze anche se spaventa fa crescere tanto anche se noi realmente non ci rendiamo conto…. Adoro la pasta Verrigni è meravigliosa buonissima sfiziosa… e con l’abbinamento che hai usato è cosi invitante! A presto LA
Pensa che io non la conoscevo affatto…che vergogna! Le nuove esperienze servono anche a questo…si impara sempre tanto!
Grazie, a presto!
È quando a muoversi sono gli immobili, quelli che solitamente stanno fermi, che il mondo si accorge del cambiamento
Sei sempre molto saggia cara Viv… Ti mando un bacio!
Secondo me è giusto che ognuno abbia il suo approccio alla vita. Altrimenti saremmo tutti uguali. Prendi questo formato di pasta, lui è così, ed è il suo bello 🙂
Questo è vero, caro Fabio. Ciò non toglie che continuo a meravigliarmi di tante differenze. Ma non si può essere tutto, ognuno ha le proprie peculiarità, nei pregi e nei difetti 🙂
Come al solito, Viv scrive la cosa giusta con le parole giuste. In tanto di quello che scrivi mi ritrovo con – ovviamente – sfumature personali. Credo – se posso permettermi – che nonostante le naturali paure e ansie da prestazione tu stia continuamente lavorando su te stessa. Forse quelle non passeranno – essendo di carattere – forse col tempo dureranno di meno ma tu stai continuamente mettendoti in gioco con risultati evidenti e sorpredenti. E io intanto ti abbraccio! E mi rubo anche più di una forchettata di pasta!
Grazie cara Mile, sei sempre molto cara… Alla fine credo sia normale riflettere su se stessi e cercare di migliorare. Anche se sui risultati sono sempre molto scettica! 😀
Anche a me era capitato di assaggiare questa pasta e confermo…e’ eccezionale ! Era una pasta lunga ma questa è proprio particolare, una sorta di calamarata quadrata mi sa che già una volta si è parlato di questa tua tendenza ad essere immobile e il desiderio di non esserlo ma anche del freno che tu constantemente tieni alzato così cammini si, ma potendo sempre tirarlo definitivamente e scappare nella tua tana. Anch’io sono così e non a caso ci intendiamo molto ed è per questo motivo che sono convinta che tu abbia bisogno di qualcuno che ti spingesse ma restandoti accanto. Lo so che da adulti bisogna volare da soli ma non c’è nulla di male nell’avere bisogno di sostegno. Sono sicura che la persona o le persone ci sono, forse ti stanno anchE vicino ma tu forse non te ne rendi conto. Se la trovi vedrai che partirai come un treno!
Un abbraccio,
Marina
Cara Marina…davvero tu mi capisci. L’immagine di avanzare sempre con il freno in mano, pronta a tirarlo, mi si adatta perfettamente. Mi hai descritta meglio di quanto avrei saputo fare io. Forse perché è qualcosa che provi anche tu 🙂
Ed è vero che per me l’appoggio delle persone che stimo è fondamentale. E quindi, anche del tuo.
Grazie per le tue parole, meditate come sempre. Ti mando un bacio!