Sono passata quasi per caso davanti a quel palazzo, un condominio giallo uovo affacciato proprio sui giardini pubblici. Ero soprappensiero quando mi sono girata verso il portone a vetri con il telaio color ottone, in pieno stile anni Sessanta. Forse per questo l’effetto è stato ancora più dirompente.
L’atrio grande e luminoso con le minuscole piastrelle dalla tinta senape a creare un effetto floreale è stato come una madeleine. È bastato un attimo ed ero di nuovo lì, bambina delle elementari, a calpestare quel pavimento e salire le scale verso la casa della mia amica del cuore. Quella che lo è tuttora.
Ho ripercorso tutta la casa, da quel grande corridoio che avvolgeva le altre stanze – spazio inutile e impensabile, nelle case di oggi – alla piccola cucina calda e confortevole, con uno sguardo sul salotto che sapeva di fumo e che abbiamo sempre vissuto poco. E poi sono arrivata alla cameretta dei nostri giochi, con il poster del Milan sopra al letto di suo fratello e il mobile libreria a guardarci da dietro la porta.
Ho rivisto tutto mentre mi specchiavo nel vetro del portone, e al pavimento color senape allora tanto familiare si è sovrapposta l’immagine di me quasi quarantenne, con Dante nel passeggino che si guardava intorno ignaro e curioso e il vento che bisbigliava tra le foglie.
Mi è venuto un tale moto di nostalgia e gratitudine per la felicità passata che sono rimasta immobile per lunghissimi secondi, trafitta da un vecchio raggio di sole sbiadito. Poi ho sorriso – la me di adesso a quella di allora – e ho proseguito il mio viaggio.
Credo che alle bambine di quelle estati lì sarebbe piaciuta molto questa crostata, che sa di sole e di spensieratezza.
Per prepararla non serve accendere il forno, perché la base è fatta con fiocchi d’avena, burro e olio di cocco (che dà un leggero aroma ma che potete anche omettere, sostituendolo con pari quantità di burro).
La farcitura è fresca e dolce, con un leggero sentore acidulo: è composta da un sottile strato di confettura di lamponi e da uno di crema bavarese allo yogurt al mango.
Io ho usato lo yogurt colato del Caseificio Val d’Aveto, di cui vi avevo parlato in occasione della ricetta degli scones ai mirtilli.
Nei rari e preziosi pascoli di questa valle ligure, incastonata tra l’Appenino e il mare, le vacche pascolano libere per produrre il latte destinato a formaggi stagionati e freschi, nonché allo yogurt di cui sopra. È uno yogurt colato con un processo lento e accurato, indispensabile per fargli perdere buona parte del siero e ottenere un prodotto denso e cremoso, in cui il sapore della frutta si sente in maniera sorprendente. In casa ce lo siamo litigato, quindi se decidete di provare la ricetta, prendetene un po’ di più 😉
io impazzisco con le tue foto e le tue ricette…
ciao!
Grazie Biagio!!