Per puro caso, qualche giorno fa siamo passati davanti ad un super-supermercato, gigantesco, dieci volte tanto quello cui sono solita andare. Il mio autista si è mosso a compassione e mi ha concesso una spesa extra.
In genere vado in bici, quindi non posso andare molto lontano né fare spese formato famiglia: il carico va calibrato in base alla capienza dei cestini. In questo caso, però, il bagagliaio era pronto ad accogliere ogni mio desiderio consumistico e quindi non mi sono fatta mancare nulla.
Tralascerò il fatto che questi supermercati, per me, sono gli unici negozi in cui mi prenda la smania di acquistare, visto che non sono sensibile al fascino di abiti, scarpe, gioielli e simili. Ma lì mi sentivo nel paese dei balocchi, tra mille ingredienti che in genere non ho a disposizione e che avrei voluto acquistare in blocco. Ma mi sono contenuta, diciamo.
Tra gli acquisti c’erano le famose patate americane (o patate dolci, o batate) che non avevo mai assaggiato e non potevo farmi sfuggire. Ho scoperto che sono cremosissime in quanto ricche di amido e quindi, sebbene usate spesso per fare fritte o arrosto, si prestano molto bene per creme e zuppe.
L’unica delusione è che ho trovato solo quelle bianche, mentre io sognavo quelle belle arancioni. Pazienza, qualcosa mi dice che presto passeremo di nuovo davanti a quel supermercato, per puro caso.
Dal punto di vista botanico, la patata americana non ha nulla a che vedere con la nostra, visto che appartiene ad un’altra famiglia, ma di fatto l’aspetto e la consistenza sono molto simili. Sono originarie dell’America Centrale, ma oggi sono coltivate anche in Italia, soprattutto in Puglia e Veneto. Le mie, però, venivano dal Lazio.
Alle batate ho accostato delle lenticchie verdi, queste sì di provenienza estera. Le ho acquistate a luglio a Le Puy en Velay, in Alvernia, regione del cuore della Francia poco frequentata dai turisti e che anche per questo è diventata meta delle nostre vacanze. Una regione bellissima, ricca di fiumi e di vulcani ormai estinti le cui pareti sono ricoperte di vegetazione rigogliosa, verdissima e brillante. Me ne sono inanmorata, così come sono rimasta affascinata dalle distese dei campi di lenticchie che mi hanno ricordato quelle di Castelluccio, anche se prive delle caratteristiche fioriture colorate.
Le lenticchie verdi, che dal 1996 hanno ottenuto la AOC (ossia la nostra DOP), hanno un rivestimento molto sottile, che permette una cottura veloce, e sono ricchissime di di fibre, fino a sei volte quello delle lenticchie normali.
Il colore, che non è proprio verde, ma piuttosto bluastro, è dato da un pigmento chiamato antociano, lo stesso delle melanzane e dell’uva nera, per intenderci.
Detto questo, penso che possiamo passare alla ricetta, semplicissima e tutto sommato veloce, visto che anche le patate dolce cuociono in poco tempo.
Che bel racconto! Ti capisco pure io faccio così a libri, cibo e pentole non so resistere!!! La patata americana é molto buona anche nei dolci. Io ricordo che la mia mamma la comprava e la metteva a bagno in un vaso con acqua x farla germogliare. Dopo un po’ nascevano splendide foglioline che creavano una cascata tipo edera 🙂
Dai, questo non lo sapevo! Una patata molto versatile 😀 A me è piaciuta davvero molto, spero di ritrovarle presto per provarle in altro modo. Grazie e un bacio!
Anche io vicino casa ho solo supermercati piccini e quelle volte che vado in bici è sempre un fare i conti con lo spazio.. quando riusciamo a spostarci verso Milano aimè la frenesia dell’acquisto che non trovo a casa impazza… bellissima zuppa e bellissimo luogo da visitare! A presto LA
Sarà questo…quando abbiamo a disposizione così tanta scelta non ci contiene più nessuno 😀
Vabbè qui c’è tutto quello che vorrei… devi cominciare a proporre qualcosa che non mi faccia desiderare di trasferirmi all’istante chez panelibrienuvole.
Ahahah, ma chi te lo dice che io non vorrei averti come vicina di casa? 🙂
Bellissime foto, splendido racconto e splendida ricetta, bravissima
Grazie Lisa! 😀
le tue foto mi sembravano già belle prima ora lo sono ancora di più e anche le ricette con i relativi post sono molto interessanti, brava Alice